In memoria dei medici caduti durante l’epidemia di Covid-19

Violenza contro i medici: la Puglia segua l'esempio della Campania


Pubblicato il 01 Febbraio 2020


Bari, 1 febbraio 2020. Nel 2019 sono state 1388, quasi 4 al giorno, le violenze denunciate all’Inail e compiute nei confronti di personale dipendente del Servizio sanitario nazionale. È il quadro che emerge da un’elaborazione dei dati disaggregati forniti dall’ente previdenziale, che la Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha presentato oggi a Venezia nel corso del convegno “La violenza sugli operatori sanitari”. Si tratta quindi di dati che sottostimano il fenomeno, perché non tengono conto delle aggressioni contro le guardie mediche, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, ovvero tutte quelle figure che esercitano in regime di convenzione con il Servizio sanitario e non sono assicurati Inail.
Sono invece 1850, secondo l’elaborazione Fnomceo, le aggressioni denunciate all’Inail e avvenute nel 2019 contro operatori sanitari e sociali. Il 71% delle vittime è donna. 7400, infine, il numero complessivo degli infortuni codificati come aggressioni, prendendo in considerazione tutte le categorie professionali e tutte le modalità.  Il 57% sono avvenute per mano di aggressori esterni all’ambiente di lavoro, il 13% ad opera di colleghi o datori di lavoro, e il 30% da parte di animali.
 
Tre sono, secondo Filippo Anelli, Presidente Fnomceo e Omceo Bari, le direttrici da seguire: quella legislativa, quella organizzativo-strutturale, quella culturale di formazione degli operatori e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. “I fatti di cronaca dimostrano che non possiamo più aspettare - ha affermato in una nota Fnomceo  - La situazione drammatica in cui versano i nostri medici e operatori sanitari richiede l’emanazione di un provvedimento d’urgenza da parte del Governo. Occorre un Decreto Legge che renda subito efficaci i provvedimenti contenuti nel DDL approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera: l’aumento delle pene e la procedibilita d’ufficio. Ma questo non basta. Occorre mettere in sicurezza i medici, facendo applicare la normativa e aggiornandola secondo le nuove esigenze e la valutazione dei rischi”.
 
A questo proposito, credo che la Puglia debba seguire l’esempio della Campania, dove nell’ASL Napoli 1 Centro sta adottando provvedimenti su più fronti per la messa in sicurezza degli operatori. - aggiunge Anelli - Nei pronto soccorso, oltre agli impianti di video sorveglianza, per abbassare il livello di tensione hanno istallato monitor che forniscono dati sul numero delle persone presenti in quel momento e i tempi di attesa. Stanno dotando le ambulanze con 4 telecamere posizionate sui lati del veicolo per avere una visione a 360 gradi e con un sistema Gps che consente la costante localizzazione. Infine, hanno attivato pulsanti My day collegati con le sale operative della polizia di Stato e del comando provinciale dei carabinieri, che lanciano l’allarme alla centrale operativa. My Day è un sistema acquistato attraverso la piattaforma Consip, disponibile a tutti gli enti pubblici e consentirebbe subito alla Puglia di colmare il deficit di sicurezza delle sedi di continuita assistenziale che mediamente oggi è del 30%.”